La paura dell’intervento chirurgico è una condizione molto diffusa tra le persone che devono sottoporsi a un’operazione. L’ansia e l’incertezza dell’esito possono essere talmente forti da portare il paziente a posticipare più volte l’intervento: una condizione che aggrava ulteriormente la sua malattia.
Spesso la persona è consapevole che la sua paura è irrazionale, ma non può sottrarsi ad essa. I sintomi sono tachicardia, sudorazione, tremore, senso di soffocamento e sensazione di svenire.
Esiste un modo per ridurre o eliminare completamente la paura dell’intervento chirurgico?
Capire la paura dell’intervento chirurgico
Nel mio studio dentistico mi è capitato diverse volte di avere a che fare con pazienti che avevano paura delle cure dentali, dalle semplici otturazioni ai più complessi interventi chirurgici di implantologia. È una situazione difficile non solo per il paziente, ma anche per il medico che si trova ad operare in una situazione di poca serenità.
Nei miei anni di carriera, ho sempre cercato di immedesimarmi nello stato d’animo dei miei pazienti, per cercare di capirli e tranquillizzarli il più possibile. Ma è solo da pochi anni che ho capito davvero cosa prova la persona che si sottopone a un intervento chirurgico.
Alcuni anni fa infatti affrontai la malattia di un famigliare, che fu costretto a sottoporsi a un intervento chirurgico per guarire da una malattia. Quello che mi colpì fu che il mio famigliare non era spaventato tanto dalla malattia – che per fortuna era curabile – quanto dall’operazione chirurgica stessa.
“Cosa mi faranno?”, “Non so se fidarmi”, “Mi apriranno in 2‘”, “Sbaglieranno?”: chi deve affrontare un intervento chirurgico si sente solo, in balia di qualcun altro e ha solo pensieri negativi.
Per fortuna, il chirurgo ci informò che l’intervento si sarebbe svolto in laparoscopia: con appena 3 piccoli forellini avrebbero operato il mio famigliare senza causare danni ai tessuti circostanti. Questa prospettiva tranquillizzò lui e tutta la mia famiglia, che non vedeva più l’intervento come un ostacolo insormontabile.
Il post intervento fu favoloso: il mio famigliare si riprese quasi immediatamente e il suo umore rimase sempre ottimo.
Paura dell’intervento chirurgico: cos’ho imparato
Questa vicenda, in quanto medico, mi ha dato molto da riflettere. Da allora, ho cominciato a chiedermi: “Anche i miei pazienti vengono da me con la stessa paura che provò il mio famigliare?”
Probabilmente sì. Avendo compreso quasi sulla mia pelle cosa significa approcciarsi a un intervento di questo tipo, mi sono posto l’obiettivo di rendere l’esperienza del paziente nel mio studio la più serena possibile.
Ho cominciato a spostare l’attenzione non più sulla problematica del paziente – denti malati, mancanti, storti – ma sulla persona, con tutte le ansie e paure che come ogni altro essere umano porta con sé.
Ho voluto così trasformare la fredda sala operatoria del mio studio, in un ambiente dove ogni paziente possa essere accolto con cordialità e attenzione, e seguito con cure amorevoli dai membri dello staff e la responsabile di sala.
Quest’ultima in particolare gioca un ruolo fondamentale: è sempre al fianco del paziente, dall’inizio alla fine dell’intervento gli parla e gli stringe la mano per farlo sentire al sicuro. Da quando ho cambiato l’approccio all’intervento chirurgico, ho notato un cambiamento anche nei miei pazienti.
Implantologia guidata: la paura dell’intervento svanisce
Un altro fattore che contribuisce a far sentire i pazienti a proprio agio è spiegare loro il metodo innovativo che utilizziamo per inserire gli impianti dentali: l’implantologia computer guidata.
Con questa tecnica, riusciamo ad inserire gli impianti dentali nell’osso attraverso dei piccoli forellini, senza l’uso di bisturi e nemmeno punti di sutura.
È un approccio non invasivo che permette al paziente di tornare alla sua vita appena uscito dalla studio dentistico. Questo consente alle persone di affrontare con la massima tranquillità interventi di riabilitazione spesso complessi.
La scorsa settimana l’ennesimo paziente si è meravigliato della rapidità dell’intervento. Per precauzione, gli ho prescritto comunque un antidolorifico, ma non ne ha sentito la necessità. L’intervento è andato a buon fine e – come quel mio famigliare – la ripresa è stata immediata.
Prof. Jamal Makarati
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