Odontoiatria digitale: i vantaggi nei trattamenti multidisciplinari

Negli ultimi anni le tecnologie digitali hanno rivoluzionato le nostre vite, migliorando molti aspetti della nostra quotidianità. La digitalizzazione ha avuto un enorme impatto anche sull’odontoiatria: i nuovi strumenti permettono infatti di convertire i dati specifici di ogni paziente in un flusso completamente digitale. In questo modo, il professionista può progettare l’intero trattamento odontoiatrico al computer, prima ancora di intervenire sul paziente stesso. Questo nuovo approccio è prezioso in particolare nei trattamenti multidisciplinari, ovvero quelle terapie che richiedono diversi professionisti per poter risolvere i casi più complessi. Quali sono i vantaggi della digitalizzazione del paziente in queste situazioni delicate? Per capirlo, esaminiamo un caso concreto: l’agenesia. Agenesia: un caso emblematico L’agenesia dei laterali è una condizione che si verifica quando al paziente mancano 1 o 2 incisivi laterali dalla nascita. È una condizione che può provocare problemi di masticazione e occlusione, oltre a forti disagi psicologici. Se non trattata in tenera età, infatti, i denti tendono a muoversi nel tentativo di chiudere gli spazi lasciati dagli incisivi mancanti. Il risultato è un sorriso disarmonico, in cui i denti risultano disallineati e distanziati tra loro. L’agenesia è un classico esempio di caso complesso che ha bisogno della coordinazione di diversi specialisti per essere risolto. Di solito, infatti, sono 2 le strade che permettono di correggerla: una modalità ortodontica/cosmetica e una ortodontica/implantologica. A prescindere dalla soluzione che si adotterà, le tecnologie digitali svolgono un ruolo decisivo per il raggiungimento di un risultato ottimale. Soluzione ortodontica/cosmetica In questo caso, sono 2 i professionisti che intervengono per migliorare la situazione estetica e funzionale del sorriso: l’ortodontista e il protesista restauratore. In primo luogo, l’ortodontista chiude gradualmente gli spazi tra i denti tramite allineatori trasparenti o i tradizionali dispositivi ortodontici. Quindi entra in gioco il protesista, che si occupa di modificare la forma dei canini per farli sembrare degli incisivi laterali. Per raggiungere questo scopo, potrà anche valutare se eseguire uno sbiancamento o applicare delle faccette (visto che i canini sono spesso più gialli degli altri denti). Grazie a questo escamotage, il paziente otterrà una dentatura armoniosa e ordinata, senza ricorrere a interventi troppo invasivi. Qual è il contributo del digitale in questa terapia combinata? Le tecniche di digital smile design consentono di realizzare un modello virtuale del sorriso e del viso del paziente, sul quale i medici possono progettare la forma ideale dei suoi denti. Ma il vantaggio è anche per il paziente: grazie alla simulazione virtuale, può infatti vedere in anteprima come apparirà la sua arcata dentale alla fine del trattamento. Soluzione ortodontica/implantologica Se l’anteprima digitale della terapia ortodontica/cosmetica non soddisfa le aspettative del paziente, è possibile percorrere un’altra strada: quella ortodontica/implantologica. Anche in questo caso, la digitalizzazione svolge un ruolo determinante. Per prima cosa interviene l’ortodontista, che virtualmente riposiziona i denti nell’arcata, ricreando lo spazio necessario per il futuro incisivo laterale. Poi entra in gioco l’implantologo, che verifica se – una volta aperti gli spazi – il paziente ha osso a sufficienza per mettere gli impianti dentali. Queste radici artificiali in titanio andranno poi a sostituire gli incisivi laterali che mancano al paziente. La progettazione digitale consente all’implantologo di valutare anche: quale tipo di impianto inserire; forma e colore ideali delle corone dentali; se c’è gengiva sufficiente per garantire un’estetica ottimale. Infine, l’implantologo inserisce questo modello virtuale all’interno del viso 3D del paziente, per vedere se il nuovo sorriso avrà un impatto positivo sull’estetica generale del volto. I vantaggi della digitalizzazione La digitalizzazione dei trattamenti multidisciplinari comporta diversi benefici sia per i professionisti, sia per il paziente. Da un lato, il digitale facilita il coordinamento tra i diversi specialisti, che possono così offrire al paziente il miglior risultato possibile. Dall’altro lato, consente al paziente di: vedere l’anteprima digitale del risultato finale; provare direttamente in bocca un modello analogico del suo sorriso futuro, realizzato a partire da quello virtuale; capire i motivi per cui la soluzione proposta è la migliore possibile; confrontare le alternative alla soluzione proposta, per comprendere vantaggi e svantaggi di ognuna di esse. Per conoscere tutti i vantaggi dell’odontoiatria digitale, chiamaci allo 0456702400 o prenota una visita in MP DENTAL STUDIO.
Chirurgia ortognatica: quando l’ortodonzia non basta

Sei stufo di avere i denti disallineati? Credi di meritare un sorriso più armonioso? Allora, la cosa migliore che puoi fare è sottoporti a un trattamento ortodontico. L’ortodonzia è infatti la branca dell’odontoiatria che ha lo scopo di riallineare le arcate dentali per risolvere problematiche estetiche e masticatorie (malocclusioni). Tuttavia, se all’origine dei tuoi denti storti c’è un problema di natura scheletrica, l’ortodonzia potrebbe non bastare per correggere la tua malocclusione. In alcuni casi, infatti, è necessario un intervento sinergico con la chirurgia ortognatica. Di cosa si tratta? Cos’è la chirurgia ortognatica La chirurgia ortognatica è un ramo della medicina che ha come obiettivo la correzione delle anomalie delle mascelle. Alcune persone, infatti, hanno basi ossee caratterizzate da malformazioni, che possono svantaggiarle dal punto di vista estetico e funzionale. A differenza dell’ortodonzia, che si occupa di raddrizzare i denti, questo tipo di chirurgia mira a rendere più armoniose le ossa del viso. In realtà, chirurgia ortognatica e ortodonzia vanno a braccetto. Da una parte, il chirurgo maxillo facciale corregge la malocclusione scheletrica, dall’altra l’ortodontista sposta e riallinea i denti mal posizionati. Questo trattamento combinato ha quindi 3 obiettivi, ovvero migliorare: l’estetica del viso; la situazione scheletrico/dentale; la masticazione e la funzione in generale. Come si svolge l’intervento Durante l’intervento di chirurgia ortognatica (in anestesia generale), il chirurgo esegue dei tagli nelle ossa mascellari, per poi spostarle e fissarle con delle placche di titanio. La maggior parte delle ferite si trovano all’interno della bocca, per cui non rimarranno cicatrici visibili all’esterno. La guarigione è abbastanza rapida: di solito bastano 2 mesi per consentire al paziente di riprendere la normale funzionalità della bocca. Chi ha bisogno della chirurgia ortognatica? Sono diverse le alterazioni scheletriche che hanno bisogno di un trattamento ortognatico/ortodontico per essere risolte. Tra queste troviamo: deviazioni della mandibola; scarso sviluppo o crescita eccessiva della mandibola; mento arretrato; morso aperto e morso profondo gravi. Spesso queste condizioni si accompagnano anche a disturbi come difficoltà a deglutire, dolori articolari alla testa, russamento e apnee notturne. Come faccio a sapere se ne ho bisogno? Potresti già avere il sospetto di soffrire di alcune malocclusioni che abbiamo appena elencato. Ma per esserne sicuro al 100%, devi necessariamente sottoporti a una serie di esami, tra i quali: radiografie: una panoramica, una teleradiografia e una cone beam (radiografia tridimensionale); fotografie operatorie: per permettere ai medici di valutare la tua attuale estetica e quella futura; impronta digitale: per creare un modello 3D della tua bocca, utile per uno studio approfondito della tua masticazione; digital smile design: un esame digitale che permette di modificare digitalmente la posizione dei denti, del mento, delle labbra e delle tue ossa. I dati ricavati da quest’ultimo esame sono cruciali soprattutto per la futura resa estetica del tuo viso e del tuo sorriso. Se per esempio il chirurgo nota una discrepanza tra l’osso della mandibola (inferiore) e quello della mascella (superiore), grazie a questi esami può capire se è meglio spingere in avanti la parte superiore rispetto a quella inferiore (o viceversa). Problemi articolari: come evitarli Oltre agli esami che abbiamo visto, a volte può essere necessaria anche una risonanza magnetica, per capire se i cambiamenti drastici provocati dalla chirurgia possano aver impattato sulle tue articolazioni. Inoltre, se soffri di dolori a causa delle malformazioni scheletriche, saranno utili anche alcuni trattamenti preparatori, per alleviare la tua sofferenza e capire l’entità del danno alle articolazioni. In questi casi torna spesso utile realizzare un bite, ovvero una mascherina da applicare sui denti che aiuta a deprogrammare la muscolatura ed eliminare il dolore. Questo apparecchio è prezioso anche per i medici che si occupano del trattamento, perché permette loro di comprendere la reale posizione della tua mandibola. Se per esempio la tua mandibola è più lunga da un lato, potresti sforzare la parte più arretrata per riuscire a masticare, facendo lavorare le articolazioni in modo sbagliato. A prima vista la tua masticazione potrebbe sembrare centrata, quando in realtà è forzata e non corretta. L’uso di un bite, quindi, ci permette di vedere realmente quanto è decentrata la tua mandibola e capire quanto il chirurgo – nel tagliarla – deve avanzare da una parte rispetto all’altra. Se sei un paziente con problemi articolari, sarai trattato da 3 figure professionali: oltre all’ortodontista e al chirurgo, ci sarà anche uno gnatologo che, insieme agli altri 2, darà il proprio parere. Alla fine, i 3 diversi piani di trattamento verranno uniti in un unico programma, che ti permetterà di svolgere la terapia nel miglior modo possibile.
Posso mettere gli impianti? Ecco il check-up implantare

Gli impianti dentali sono la soluzione perfetta per chi vuole rimpiazzare i propri denti mancanti e tornare a masticare e sorridere senza problemi. Uno dei maggiori vantaggi dell’implantologia è che può essere applicata praticamente a tutti coloro che ne hanno bisogno (99% della popolazione). Tuttavia, esiste sempre quell’1% di pazienti che per diversi motivi non può risolvere i propri problemi dentali con questa soluzione. Cosa fare per sapere se sei tra i candidati a mettere gli impianti? La risposta è il check-up implantare: una serie di visite ed esami approfonditi per scoprire se l’implantologia è adatta a risolvere le tue problematiche. Vediamo come si svolge in MP DENTAL STUDIO. Prima visita Al primo appuntamento nel nostro studio, avrai un colloquio con il nostro medico, nel quale cercheremo di capire le tue necessità, i tuoi problemi e le tue aspettative. Durante questo incontro eseguiremo un’accurata analisi medica, per rilevare se soffri di alcune patologie che possano controindicare o rendere complicata l’implantologia. Considerato l’impegno economico, fisico e di tempo che dovresti sostenere, dovremo accertarci che il trattamento avrà un’ottima probabilità di successo. Per esempio, se sei un forte fumatore immunodepresso, purtroppo non potrai mettere gli impianti dentali, perché questi (probabilmente) non riuscirebbero a integrarsi nel tuo osso. Per approfondire: “Impianti dentali: sei un candidato ideale?“ Visita alla poltrona Durante lo stesso appuntamento, ti sottoporremo a una visita alla poltrona, che si divide in 3 fasi: valutazione della salute della bocca impronta digitale esame fotografico 1. Valutazione della salute della bocca Valutare lo stato di salute di denti e gengive è fondamentale per capire se puoi mettere o no gli impianti. Per esempio, se soffri di piorrea incontrollata, questa potrebbe ostacolare la stabilità delle radici artificiali e farli cadere molto prima del previsto. Anche se hai denti con infezioni (granulomi o ascessi) vicino alle zone in cui inserire gli impianti, questi possono impedire la loro corretta integrazione nel tuo osso. 2. Impronta dentale digitale L’impronta digitale è una tecnologia che sfrutta uno scanner ad alta precisione per generare un modello tridimensionale della tua bocca. Questo esame ci permette di capire in dettaglio la forma delle tue gengive e dell’arcata che accoglierà i tuoi denti futuri, oltre al modo in cui mastichi. A partire da questa analisi, possiamo creare una simulazione digitale dei denti che vuoi rimpiazzare, per valutare quale impatto estetico e funzionale avranno sul tuo sorriso. Per approfondire: “5 vantaggi dell’impronta dentale digitale“ 3. Esame fotografico Una serie di fotografie ci aiutano a valutare il risultato estetico che avranno i tuoi nuovi denti rispetto alle tue labbra e all’anatomia delle tue gengive. Se per esempio hai perso i denti da molto tempo, le foto ci permettono di sapere a priori se in quelle zone la tua gengiva si è appiattita. Di conseguenza – se necessario – possiamo rigenerare i tessuti che hai perso nel corso del tempo, per dare così alla tua gengiva un’estetica più adeguata. Esami radiografici A questo punto, finita la visita alla poltrona, ti inviteremo a sottoporti a un esame radiografico a basso impatto radiogeno – detto cone beam – sempre all’interno del nostro studio. Con una quantità di radiazioni di molto inferiori alla classica TAC, otterremo un’immagine tridimensionale ad alta definizione del tuo osso mascellare, delle strutture nervose e di quelle vascolari all’interno di esse. Al termine dell’esame radiografico, potrai tornare a casa: nei giorni seguenti, il nostro implantologo progetterà digitalmente il tuo nuovo sorriso. Simulazione dei denti ideali Finiti gli esami, raccogliamo i dati ottenuti fino a questo punto e generiamo un modello virtuale che comprende la tua masticazione, l’aspetto del tuo viso e le strutture al di sotto di esso (le ossa, i denti e le radici). Quindi, il nostro protesista – grazie a un software particolare – crea una simulazione della forma e della dimensione dei denti che saranno supportati dagli impianti. Da queste operazioni potrebbe emergere la necessità di eseguire alcuni interventi preparatori prima dell’implantologia, come ad esempio: trattamenti ortodontici per raddrizzare i denti adiacenti a quelli mancanti; rigenerazioni ossee dove l’osso si è assottigliato; innesti di gengiva aderente nei punti in cui si è ritirata. Dopodiché, il chirurgo esegue una pre-valutazione del tipo di osso nella zona in cui bisognerà inserire gli impianti. In questo modo possiamo farci già un’idea del miglior tipo di impianto che i tuoi tessuti ossei possono accogliere. Seconda visita Finita la fase di progettazione, ti richiameremo in studio per mostrarti: il modello virtuale tridimensionale della tua bocca; le foto del tuo sorriso attuale e di come sarà dopo l’intervento; quanti e quali impianti serviranno. Inoltre, ti informeremo se ci sarà bisogno di operare alcune estrazioni e se sarà possibile applicare l’approccio del carico immediato. Uno dei più grandi vantaggi di utilizzare queste tecnologie digitali è che puoi avere un’idea ben precisa di come apparirà il tuo sorriso dopo aver messo gli impianti. Previsualizzazione: dal digitale all’analogico I pazienti che rimangono insoddisfatti dell’implantologia dentale spesso lo sono a causa di un problema di comunicazione. Da un lato, il paziente ha un’idea di come vorrebbe i propri denti, dall’altro anche il medico ha la sua. E spesso le parole (ma anche i modelli digitali) non sono sufficienti per fare da “ponte” comunicativo tra le 2 parti. Ecco perché – per assicurarci che sarai soddisfatto al 100% del risultato finale – possiamo fornirti un manufatto concreto della tua dentatura futura. A partire dal modello digitale del tuo sorriso, ne costruiamo uno analogico che poi incolliamo provvisoriamente sulla tua dentatura attuale. In questo modo potrai toccare con mano il lavoro finito e potrai così capire se è davvero ciò che desideri da un punto di vista estetico. Visita la pagina dedicata al nostro sistema implantologico digitale, oppure prenota una visita in MP DENTAL STUDIO.
Raddrizzare i denti non basta: ecco 3 fattori del viso da analizzare

Il tuo desiderio è sempre stato quello di avere denti più dritti e un sorriso armonioso? Un trattamento ortodontico ben progettato può esaudirlo senza problemi. L’ortodonzia è la branca dell’odontoiatria che si occupa di modificare la posizione dei denti e i rapporti tra le basi ossee, per donare alla persona una dentatura più accattivante. Ma cosa rende efficace una terapia ortodontica? Uno dei fattori più importanti è lo studio approfondito di una serie di elementi del viso che possono incidere sulla resa estetica generale del trattamento. Un bravo ortodontista, infatti, deve considerare 3 aspetti che in apparenza non hanno nulla a che fare con il sorriso: quali sono? Ortodonzia: i fattori del viso da analizzare Durante le mie visite a pazienti ortodontici, mi capita spesso che questi mi fermino e mi chiedano: “Ma perché mi sta ispezionando il naso e le labbra? Io sono qui solo perché voglio i denti dritti”. Questa domanda nasce perché molte persone non sono consapevoli che la posizione dei denti può influenzare anche l’aspetto di altri organi del viso, come le labbra, le guance e il naso. Senza uno studio di determinati fattori, una terapia ortodontica può donarti denti drittissimi ma – al contempo – potrebbe peggiorare l’aspetto globale del tuo sorriso e del tuo viso. Quali sono questi fattori da considerare? macroestetica miniestetica microestetica Macroestetica La macroestetica è lo studio delle proporzioni facciali, della simmetria del viso e delle giuste dimensioni delle ossa mascellari. Forse non ci hai mai fatto caso, ma l’aspetto del tuo sorriso impatta sul tuo profilo, sulle tue labbra, sull’altezza verticale del tuo viso e sulla dimensione percepita del tuo naso. Sembra incredibile, ma studiare questi piccoli dettagli può influenzare la percezione che gli altri hanno del tuo aspetto e renderlo più giovane e gradevole. Miniestetica La miniestetica si concentra su quanto esponi i tuoi denti quando sorridi e se si vedono o no le tue gengive. Quando analizziamo questi aspetti nei nostri pazienti, ci soffermiamo in particolare sulla posizione dei denti: se sono accavallati o diastemati (distanziati) e se le arcate sono strette o ampie. Valutiamo anche se, quando il paziente sorride, si vedono dei “corridoi” scuri ai lati della dentatura, oppure se ha un sorriso bello ampio come quello di Julia Roberts. Microestetica La microestetica analizza le corrette proporzioni tra denti e gengive, la coerenza dei punti di contatto e il colore di tessuti ed elementi dentali. In questa fase, valutiamo accuratamente la forma dei denti – se sono usurati o triangolari – per capire se c’è bisogno anche di ricostruzioni o faccette estetiche. Controlliamo anche il colore degli elementi dentali: per esempio, se sono troppo scuri possiamo valutare uno sbiancamento. Importante anche l’analisi del supporto gengivale di ogni singolo dente, ovvero se negli anni si sono verificate recessioni dei tessuti molli. Se si vede la radice del dente, oltre al trattamento ortodontico ci sarà bisogno anche di un intervento paradontale, per riposizionare le gengive all’altezza corretta. In questo modo, ci assicuriamo che i denti – dopo averli allineati e curati – siano anche inseriti in una cornice gradevole (la gengiva). Conclusione Come avrai ormai compreso, un trattamento ortodontico ben strutturato non si limita a raddrizzare i denti storti, ma punta ad armonizzare il sorriso in relazione al volto nel suo insieme. Senza uno studio approfondito dei 3 aspetti che abbiamo visto, il risultato della terapia può essere sotto alle aspettative del paziente. Per questo, in MP DENTAL STUDIO poniamo particolare attenzione ai fattori estetici del viso, perché sappiamo quanto possano incidere sulla resta estetica finale del trattamento. Se ritieni di meritare un sorriso più ordinato e accattivante, prenota una visita ortodontica in MP DENTAL STUDIO o telefona allo 0456702400 per richiedere informazioni.
Come migliorare l’aspetto del sorriso con l’odontoiatria estetica

Quanto è difficile accettare di avere denti consumati, scoloriti o disallineati? D’altronde il sorriso è il primo elemento che gli altri notano nel nostro viso: è normale sentirsi un po’ a disagio se non è gradevole da vedere. Ma niente paura! Oggi migliorare l’aspetto della propria dentatura è diventato comodo ed efficace, grazie ai trattamenti di odontoiatria estetica. In cosa consistono queste terapie e quali benefici comportano per chi decide di affidarsi ad essi? Odontoiatria estetica: cos’è L’odontoiatria estetica è la branca della medicina che si occupa di come appare un sorriso, ovvero la forma, il colore e la posizione dei denti. Per esempio, se non sei soddisfatto del colore dei tuoi denti, grazie all’odontoiatria estetica puoi renderli più bianchi, tramite particolari processi di sbiancamento. Oppure, se hai una dentatura un po’ consumata dal tempo o dal bruxismo, una serie di restauri mirati possono riportare i tuoi denti al loro splendore originale. O magari i tuoi denti sono bianchissimi e dalla forma impeccabile, ma sono un po’ storti e quindi vorresti raddrizzarli per avere un sorriso più armonioso. Anche in questo caso l’odontoiatria estetica può arrivare in tuo soccorso, grazie a particolari terapie ortodontiche. Due medici per il sorriso ideale Per essere davvero efficace, l’odontoiatria estetica deve coinvolgere 2 professionisti che lavorano in sinergia: l’odontoiatra conservatore e l’ortodontista. Di cosa si occupano esattamente? Ortodontista L’ortodontista è il medico specializzato nei problemi di masticazione, che si occupa di raddrizzare i denti e dare alle arcate una forma più gradevole. Grazie agli apparecchi ortodontici – spesso trasparenti – può quindi migliorare l’allineamento dei tuoi denti e modellare le basi ossee in modo che accolgano al meglio la tua dentatura. Odontoiatra conservatore È il professionista che si occupa di cambiare la forma dei denti. Attraverso ricostruzioni, faccette estetiche o corone può rimodellare i profili di ogni elemento dentale. Ad esempio, se i tuoi denti hanno perso il loro candore originale, rendendo il tuo sorriso più spento, può consigliarti uno sbiancamento o un trattamento adesivo con delle faccette. Come intercettare i problemi estetici Questi 2 professionisti hanno bisogno di metodi e strumenti per individuare in modo dettagliato la natura del problema estetico dentale. Spesso dico ai miei pazienti che lo studio minuzioso del caso è ancora più importante della soluzione stessa. Questo perché se riusciamo a individuare la causa esatta del problema, poi diventa più facile risolverla nel modo più efficace ed efficiente possibile. Vediamo quindi come l’ortodontista e l’odontoiatra conservatore riescono a fornire una diagnosi precisa: Esami per ortodonzia Per formulare una diagnosi ortodontica corretta, in MP DENTAL STUDIO realizziamo uno studio fotografico, nel quale analizziamo l’estetica del tuo sorriso. Quindi, prendiamo l’impronta digitale della tua bocca e ti sottoponiamo a una serie di radiografie, per verificare la salute dei tuoi denti e l’eventuale presenza di disarmonie ossee. In questo modo, possiamo capire con certezza se il disallineamento è dovuto a un problema dentale o se sono le ossa a essere mal rapportate tra loro. Finiti questi esami, li analizziamo con un software con cui generiamo una simulazione dell’aspetto che avrà il tuo sorriso una volta allineati i denti. Questo permette ai noi medici di realizzare un corretto piano di trattamento e a te di capire con facilità la soluzione che ti proponiamo per risolvere il problema. Esami per restauri dentali Anche l’odontoiatra conservatore si serve di uno speciale software di digital smile design, che permette: al medico di individuare esattamente qual è il problema e come risolverlo; a te di vedere com’è il tuo sorriso ora e come sarà dopo aver fatto le ricostruzioni, lo sbiancamento o aver applicato le corone. Il grande vantaggio di questi programmi digitali è che alla fine del trattamento non avrai sorprese, perché fin dall’inizio saprai quale sarà il risultato della terapia. Personalmente, negli anni mi sono reso conto di quanto questi strumenti possano essere motivanti per il paziente. Lo osservo tutte le settimane: il paziente arriva in studio e si siede bello convinto sulla poltrona, perché è ben consapevole del risultato che otterrà. Se credi di aver bisogno di migliorare l’aspetto del tuo sorriso, prenota una visita in MP DENTAL STUDIO o chiamaci allo 0456702400 per avere maggiori informazioni sull’odontoiatria estetica.
Impianti dentali: meglio una corona avvitata o cementata?

Stai per rimpiazzare un dente mancante (o malato) con un impianto dentale? Allora forse il tuo dentista ti avrà già spiegato cos’è un impianto: una radice artificiale che viene inserita all’interno del tuo osso mascellare. Sopra di esso poi, viene connesso un perno (abutment) sul quale si posiziona la corona, ovvero la parte più esterna del tuo nuovo dente. Devi sapere che la corona dentale può essere cementata oppure avvitata sul perno. Quali sono le differenze, i vantaggi e gli svantaggi di questi 2 approcci? Scopriamolo insieme. Corona cementata su impianti Quando la corona è cementata, le 3 strutture implanto-protesiche che abbiamo citato (impianto, perno e corona) sono separate tra loro. In pratica, funziona così: l’implantologo avvita il perno all’interno dell’impianto e poi – sopra di esso – l’odontotecnico costruisce la corona dentale. Infine, la corona viene incollata al perno con un cemento, che di solito è semi-provvisorio o semi-definitivo. Non si utilizza un cemento del tutto provvisorio perché altrimenti si scioglierebbe velocemente, causando il distacco precoce della corona. Non è nemmeno un cemento definitivo, perché in futuro il tuo dentista – se necessario – dovrebbe poter decementare la corona senza troppa fatica, per pulire la testa dell’impianto. Vantaggi corona cementata 1. Nessun foro Il primo vantaggio di una corona cementata è che non ha fori di connessione, come invece avviene per quella avvitata (vedi più sotto). Visto che la protesi va cementata, non c’è bisogno di creare uno spazio che permetta il passaggio di una vite. 2. Posizionabile in zone estetiche La corona cementata può essere inserita nelle parti più visibili della dentatura, senza rischi per l’estetica del sorriso. La stessa cosa non si può dire per le protesi avvitate. Per nascondere il foro di connessione, infatti, bisogna chiuderlo con un’otturazione in composito, un materiale che con il tempo si usura e cambia colore. 3. Nessun problema con impianti non paralleli Se hai diversi impianti in bocca che sono posizionati in modo non parallelo tra loro (per ragioni ossee o di mal progettazione chirurgica), avvitare il ponte su impianti diventa impossibile. Al contrario, cementandole su dei perni paralleli tra loro, il manufatto protesico può calzare a pennello. Svantaggi corona cementata 1. Difficile pulire il cemento Spesso la corona deve scendere un bel po’ sotto la linea della gengiva per nascondere il perno (che è in metallo): questo rende la rimozione del cemento molto difficile. Purtroppo, una delle maggiori cause di perimplantite è dovuta proprio all’impossibilità di eliminare completamente il cemento. Quest’ultimo, infatti crea un punto di infiammazione che – se si cronicizza – può dar vita ad infezioni molto serie. 2. Difficile rimuovere la corona Per decementare la corona, il tuo dentista deve utilizzare un piccolo martello pneumatico che la picchietta in modo energico. Se la protesi dentaria è molto “precisa”, può frizionare molto, rendendo la sua rimozione disagevole, anche con l’anestesia. La rimozione risulta ancora più difficile quando bisogna togliere la corona per riavvitare un perno allentato. Spesso si fa fatica a rimuovere la protesi perché tutta la struttura è mobile. Di conseguenza, l’unica soluzione è rompere la corona stessa per poter arrivare al perno e ri-avvitarlo. Corona avvitata su impianti Per corona avvitata su impianti si intende la situazione in cui il perno e la corona sono saldati tra loro con un cemento definitivo, che crea quindi un blocco unico. In questo caso, la protesi dentaria ha un forellino al suo interno, che permette alla vite passante del perno di avvitarla all’impianto dentale. Questo foro viene poi coperto con del composito, per evitare che si scorga la vite metallica all’interno del manufatto protesico (in particolare in zone estetiche). Vantaggi corona avvitata 1. Manutenzione facile La corona avvitata semplifica la pulizia periodica degli impianti, perché non c’è bisogno di martellarla per rimuoverla (come con quella cementata). Basta infatti togliere il “tappo” in composito, svitare il perno e l’impianto è a completa disposizione del dentista. 2. Zero cementi Un altro aspetto positivo è che con questa soluzione non è necessario usare cementi in zone profonde al di sotto della gengiva. Di conseguenza, riduce il rischio di infiammazioni e di infezioni rispetto alla corona cementata. Svantaggi corona avvitata 1. Il foro Come abbiamo visto, una volta posizionata la corona, il forellino al suo interno viene chiuso con del composito, un materiale che con il tempo si consuma e si ingiallisce. In realtà, se l’impianto è ben posizionato in zone poco visibili della dentatura, il problema non sussiste. Al contrario, se gli impianti sono nella parte anteriore della bocca e sono molto inclinati, il foro può essere notato facilmente, risultando quindi poco estetico. 2. Impossibile avvitare con impianti non paralleli Se per ragioni anatomiche, i tuoi impianti sono stati inseriti in modo non parallelo tra loro, non sarà possibile avvitare perno e corona in un colpo solo. Per risolvere questo problema, a volte si applica una sorta di riduttore (MUA) che rende parallela la parte alta dell’impianto e che permette così di avvitare la protesi. Questo però crea 2 punti di connessione, che rendono l’intera struttura un po’ più debole e meno bella da vedere, in particolare se il MUA è stato mal posizionato o progettato. Corona avvitata o cementata: quale scegliere? La scelta tra corona avvitata e cementata non dipende solo dalle preferenze del dentista, ma deve essere ben ragionata e molto spesso è condizionata dalla situazione clinica del paziente. In MP DENTAL STUDIO preferiamo utilizzare la corona avvitata, perché per noi è fondamentale il fatto che non provochi perimplantiti, responsabili della caduta prematura degli impianti. Il nostro sistema brevettato Smart Implant® ci permette di creare una simulazione digitale che ci indica esattamente come e dove inserire il nuovo dente. Di conseguenza, possiamo decidere a priori la giusta inclinazione da dare all’impianto e come posizionarlo per evitare che il foro sulla corona finisca in una zona visibile del sorriso. Nel caso non fosse possibile evitarlo, possiamo programmare degli interventi per rigenerare l’osso, che ci permettono in ogni caso di inserire l’impianto nella posizione ideale.
Ortodonzia: i problemi scheletrici che necessitano estrazioni

L’ortodonzia è la disciplina odontoiatrica che si occupa di risolvere i problemi di posizionamento dei denti. In parole povere, se hai qualche dente un po’ storto, l’ortodontista è il professionista a cui devi rivolgerti per rendere il tuo sorriso più armonioso. Non tutti sanno che alcuni problemi di allineamento dentale non dipendono tanto dai denti, quanto da un cattivo posizionamento delle ossa mascellari. Purtroppo, per risolvere alcune di queste malocclusioni scheletriche, è necessario ricorrere all’estrazione di alcuni denti. Quali sono questi casi? Problemi scheletrici che richiedono estrazioni Togliere uno o più denti è indispensabile per risolvere 2 problemi di allineamento dentale: denti superiori molto sporgenti (“denti da castoro”); denti inferiori che chiudono molto in avanti (“denti da scimpanzé”). 1. Denti superiori molto sporgenti Questa condizione – detta overjet accentuato – si verifica quando i denti dell’arcata superiore si trovano in posizione più avanzata rispetto a quelli dell’arcata inferiore. Nei casi più gravi, non si tratta solo di un problema estetico, ma anche funzionale. Chi ne soffre, infatti, ha spesso difficoltà masticatorie e del linguaggio. Inoltre, avere i denti sporgenti predispone a problemi respiratori come le apnee notturne, responsabili – tra le altre cose – di malattie cardiovascolari. Questa condizione, infine, aumenta le probabilità di ricevere un trauma dentale, soprattutto nei bambini, che quando giocano sono molto esposti a contusioni fortuite. 2. Denti inferiori molto sporgenti Quando i denti dell’arcata superiore si chiudono molto dietro rispetto a quelli inferiori (o al loro interno) si parla di morso crociato anteriore. Questa malocclusione – se molto accentuata – crea forti squilibri nella postura della mandibola, causando problemi nel masticare e nel parlare. Spesso ne risente anche l’articolazione temporo-mandibolare, che a causa del morso crociato può svilupparsi in modo asimmetrico e usurarsi, favorendo l’artrosi. Per tutte queste ragioni, risolvere queste 2 malocclusioni non è solo una necessità, ma è spesso anche un’urgenza. Soluzione: estrazioni Come abbiamo anticipato, nella maggior parte dei casi, l’unico modo per risolvere queste situazioni è attraverso delle estrazioni. Se sei un adulto e soffri di una di queste 2 malocclusioni, significa che le tue ossa sono cresciute sbilanciate e quindi alcuni tuoi denti si trovano più avanti degli altri. Estraendo alcuni elementi dentali è possibile creare lo spazio nelle arcate per far arretrare quelli più sporgenti. Si tratta quindi di una soluzione prettamente dentale, che risolve un problema “invisibile”, di natura scheletrica. Quando le estrazioni non sono necessarie In alcuni casi, non è necessario ricorrere a delle estrazioni per risolvere un overjet accentuato o un morso crociato anteriore. Infatti, nei pazienti in fase di crescita (9-12 anni) è possibile guidare le basi ossee in modo che si sviluppino correttamente. Utilizzando speciali dispositivi ortodontici, i denti riusciranno così a trovare lo spazio di cui hanno bisogno per disporsi armoniosamente, senza avanzare oltre il dovuto. Si tratta della cosiddetta ortodonzia intercettiva: cos’è? È l’insieme dei trattamenti volti a migliorare una malocclusione in una fase precoce, per evitare che si aggravi quando il paziente diventerà adulto. Per conoscere tutti i dettagli del nostro sistema ortodontico invisibile, visita la pagina dedicata o chiamaci al numero 0456702400.
Ortodonzia: 3 problemi dentali che richiedono estrazioni

Dover togliere un dente per ragioni ortodontiche è una pratica sempre più rara. Oggi, infatti, gli ortodontisti trattano solo il 10% dei casi con un’estrazione. D’altronde, ogni ortodontista che si rispetti è ben consapevole che estrarre un dente è la soluzione più estrema, perché irreversibile. Tuttavia, per risolvere alcuni particolari problemi di disallineamento dentale, purtroppo l’estrazione rimane l’unica via percorribile. In questo articolo scoprirai 3 motivi di natura dentale per cui è necessario togliere alcuni denti. 1. Problemi parodontali Se sei un adulto e hai alcuni denti storti, l’unico modo per raddrizzarli è allinearli su un arco di cerchio più ampio, spingendoli un po’ verso l’esterno. Per consentire questo spostamento – però – devi avere tanto osso e una gengiva bella spessa a sostegno dei tuoi denti. Se hai gengive sottili e delicate – e magari sei predisposto per la piorrea – purtroppo non possiedi la protezione sufficiente per far sì che la radice dei denti rimanga all’interno dell’osso. Quindi è probabile che, per rendere armonioso il tuo sorriso senza creare danni parodontali, sia necessario togliere alcuni denti. 2. Denti accavallati La maggior parte delle estrazioni che spesso sono costretto a operare è dovuta a casi di affollamento dentale, ovvero quando i denti si accavallano tra loro. Infatti, molti pazienti – piccoli e adulti – hanno denti molto storti per il semplice fatto che questi non trovano abbastanza spazio nell’arcata. Ci sono però diversi gradi di affollamento. Se – per esempio – tuo figlio ha denti solo leggermente accavallati, possiamo raddrizzarli senza togliere alcun dente. Riuscendo a intercettare il problema quando è ancora in fase di crescita (7-9 anni), possiamo guidare la crescita delle ossa affinché facciano spazio ai suoi futuri denti permanenti. Se invece il suo è un affollamento dentale grave, purtroppo non c’è scelta: dobbiamo togliere i denti (o il dente) “di troppo” perché: interferiscono con l’allineamento del suo sorriso; non ci permettono di trattarlo senza creare danni parodontali. Per approfondire: “Prima visita ortodontica per bambini: a che età farla?“ 3. Denti compromessi In MP DENTAL STUDIO ci capita spesso di accogliere bambini con carie destruenti, che hanno colpito la polpa e la radice dei loro denti. In questi casi, per far sviluppare la dentatura in modo ordinato e armonioso, purtroppo l’estrazione di questi denti è l’unica soluzione. Togliere gli elementi dentali compromessi è molto efficace soprattutto per risolvere i problemi di affollamento (vedi sopra). Tempo fa, mi è capitato di trattare un ragazzino con denti molto accavallati e che aveva la radice di un dente anteriore fratturata (a causa di un trauma). Per risolvere il caso, ho rimosso il dente e quindi ho chiuso lo spazio rimasto, trasformando i suoi canini in denti laterali e i primi premolari in canini. L’estrazione, quindi, ha evitato al bambino di dover mettere un impianto dentale e – al contempo – ha risolto il suo problema di affollamento. Conclusioni Abbiamo appena visto i 3 motivi dentali per cui è necessario operare delle estrazioni per raddrizzare un sorriso disordinato. In ogni caso, prima di prendere qualsiasi decisione, eseguiamo un minuzioso check-up ortodontico. In pratica, analizziamo in dettaglio l’anatomia della bocca del paziente, attraverso esami fotografici, radiografie e impronte digitali. Solo in questo modo, infatti, possiamo stabilire con una certa precisione se il caso ortodontico può essere risolto o meno con delle estrazioni. Scopri i dettagli del nostro sistema ortodontico invisibile, oppure prenota una visita in MP DENTAL STUDIO.
Qual è la differenza tra ponte circolare e Toronto Bridge?

Se negli ultimi anni hai perso buona parte dei tuoi denti – perché consumati dal tempo e dalla piorrea – forse adesso ti starai chiedendo qual è la strada migliore per rimpiazzarli. Il ponte circolare cementato e il Toronto Bridge su impianti sono due ottime soluzioni per risolvere i casi di edentulia, ovvero le situazioni in cui mancano tutti (o quasi) i denti di un’intera arcata. La caratteristica che li accomuna è il fatto di essere entrambi fissati su impianti dentali, che assicurano una stabilità superiore rispetto a quella che può offrire una protesi mobile. Esistono però alcune importanti differenze tra questi 2 dispositivi, che possono farti propendere per l’una o per l’altra soluzione, in base alle tue esigenze. Vediamo quindi caratteristiche, vantaggi e svantaggi del circolare e del Toronto Bridge. Ponte circolare cementato su impianti Il circolare è una protesi dentaria fissa cementata su degli impianti dentali. Si tratta di un ponte costituito da 12-14 denti uniti insieme tra loro, che viene applicato sulle radici artificiali inserite nell’osso (ovvero gli impianti). È adatto in particolare a chi – nonostante la perdita dei denti – ha mantenuto una buona quantità e qualità d’osso e gengiva. Rispetto alla protesi mobile e al Toronto Bridge, il circolare non comprende la gengiva finta: i denti protesici, infatti, sono realizzati in modo tale da spuntare dalla tua gengiva naturale. Per questa ragione è molto apprezzata da diversi pazienti, ai quali spesso sembra di tornare ad avere in bocca i propri denti veri. L’ottima resa estetica dipende anche dai materiali con cui è realizzato: metallo-composito, metallo-ceramica o zirconio-ceramica, in ordine crescente di qualità estetica. Il circolare è abbastanza semplice da mantenere pulito, visto che richiede gli stessi strumenti che si utilizzano per i denti naturali: spazzolino, scovolino e collutorio. Lo svantaggio principale di questa soluzione è il fatto di essere incollata agli impianti tramite uno speciale cemento. Questo cosa comporta? Se devi andare dal dentista per un’igiene orale approfondita, o per riparare la protesi in seguito a una rottura, risulterà difficile e scomodo rimuoverla. Toronto Bridge Il Toronto Bridge è una riabilitazione protesica fissa che possiamo definire “ibrida”, perché rimpiazza sia i denti che le gengive. È formata infatti da 2 elementi: una parte “bianca”, che riproduce l’aspetto dei denti, e una “rosa”, che ricopre il ruolo di gengiva. Questa caratteristica la rende adatta in particolare a chi ha perso molto osso nel corso degli anni e quindi ha subito un importante riassorbimento gengivale. La presenza della gengiva finta (detta flangia), per certi versi fa assomigliare il Toronto a una protesi mobile. In realtà, possiede un’estetica e una funzionalità di gran lunga maggiori rispetto alla classica dentiera. Gli impianti dentali a cui è avvitata, infatti, fanno sì che rimanga molto stabile quando parli, ridi e mastichi. Come il circolare, il Toronto Bridge può essere realizzato con materiali di diversa durezza e qualità estetica, e può essere personalizzato nei minimi dettagli, dal colore, alla dimensione. La più grande differenza rispetto al circolare è che il Toronto non è cementato sugli impianti dentali, ma è avvitato. Questo comporta 2 vantaggi: semplifica la manutenzione; facilita la riparazione. Semplifica la manutenzione Ai nostri pazienti con Toronto Bridge consigliamo di presentarsi nel nostro studio almeno 2 volte all’anno, per consentirci di controllare e disinfettare la protesi e i tessuti su cui poggia. Questa manovra è molto semplice, perché basta svitare la protesi dagli impianti, compiere la manutenzione e quindi riavvitarla senza dare alcun fastidio al paziente. Al contrario, il circolare è più difficile da togliere, perché è letteralmente incollato alle radici artificiali: perciò di solito si decementa solo in presenza di problemi agli impianti. Facile da riparare Mangiando i frutti di mare hai masticato un sassolino che ha scheggiato la tua riabilitazione fissa? Nessun problema. Il Toronto si può rimuovere facilmente e può essere quindi riparato senza grandi difficoltà, evitando di dover utilizzare scomodi strumenti. Conclusioni Abbiamo visto le caratteristiche che accomunano e differenziano il circolare su impianti dentali e il Toronto Bridge. Entrambi sono eccellenti dispositivi per riabilitare una bocca priva di denti, sia sotto il profilo estetico che quello funzionale, perché assicurano una stabilità impareggiabile. Dal canto mio – quando possibile – ritengo il Toronto Bridge una scelta migliore, perché garantisce più comfort al paziente, facilitando le operazioni di manutenzione e riparazione. Tuttavia, ogni persona ha caratteristiche ed esigenze particolari, per cui è importante fare un’analisi approfondita della situazione prima di consigliare l’una o l’altra strada. Se sei interessato a ottenere il sorriso che ti meriti, visita la pagina del nostro sistema di implantologia senza tagli o prenota una visita in MP DENTAL STUDIO.
Meglio un impianto dentale a carico immediato o differito?

Stai per riabilitare il tuo sorriso con uno o più impianti dentali? Forse avrai già cercato su internet alcune informazioni sull’argomento: ad esempio, cosa fare prima e dopo l’intervento o se c’è il rischio di provare dolore. Nelle tue ricerche ti sarai di certo imbattuto nel concetto di carico immediato, messo a confronto con il carico differito e quello progressivo. Questi termini descrivono 3 momenti diversi nei quali il tuo nuovo dente potrà essere posizionato sull’impianto. Se ci sono le condizioni, si può posizionare subito la protesi dentaria sull’impianto, mentre altre volte bisogna aspettare alcuni mesi. Quali sono queste condizioni? Quando si può ricorrere al carico immediato? Quando invece bisogna optare per quello differito o progressivo? Scoprilo i questo articolo. Carico differito Il carico differito è il protocollo di implantologia più classico. Di cosa si tratta? Finito l’intervento di implantologia, si aspettano 3-6 mesi per consentire all’impianto di integrarsi all’interno dell’osso (osteointegrazione). Questo tempo è necessario per consentire al corpo di produrre quelle cellule che si adagiano sulla superficie dell’impianto e che lo rendono stabile. Esistono 2 tipi di carico differito: bifasico e monofasico. Bifasico Secondo questo approccio, dopo aver inserito l’impianto, questo deve essere “seppellito” sotto la gengiva, per essere riparato dai batteri e dalle sollecitazioni. Dopo 3-6 mesi, il paziente subisce un nuovo intervento chirurgico in cui si scopre l’impianto e si mette una specie di tappo (vite di guarigione), che permette alla gengiva di guarire. Monofasico Con l’evoluzione dell’implantologia, i medici sono riusciti a inserire questo “tappo” già al momento dell’inserimento dell’impianto. Questo sistema ha il vantaggio di evitare al paziente di subire 2 interventi chirurgici, come avviene invece nel carico differito bifasico. Tuttavia, è un intervento meno predicibile del carico bifasico. Infatti, la vite di guarigione spesso tende a sollecitare l’impianto durante il periodo in cui dovrebbe rimanere stabile. Di conseguenza, con il carico monofasico l’impianto può fare più fatica a integrarsi nell’osso. Carico progressivo Alcuni pazienti – dopo aver perso un dente – non lo rimpiazzano subito con un impianto, ma aspettano diversi anni prima di decidersi a farlo. Purtroppo, in questo arco di tempo l’osso sottostante non è più sollecitato dalla masticazione (perché non ha più una radice) e quindi diventa meno denso. Quindi, dopo aver messo l’impianto, diventa fondamentale ri-abituare l’osso a ricevere i “colpi” della masticazione. Come? Con il carico progressivo. Sopra all’impianto viene applicata una corona provvisoria dal materiale morbido, in modo che ammortizzi e che renda la masticazione più leggera. L’idea, quindi, è di abituare progressivamente l’osso attorno all’impianto a ricevere carichi masticatori sempre maggiori. È un po’ come la fisioterapia. Dopo un infortunio, invece di partire subito ad alzare carichi pesanti, si parte con pochi chili per poi aumentarli gradualmente. Il carico progressivo è efficace anche nei casi di rigenerazione ossea. Un osso rigenerato è un tessuto che il paziente in origine non aveva: per cui deve essere abituato alla funzione masticatoria. Per approfondire: “Ti manca un dente da più di 1 anno? Ecco cosa rischi“ Carico immediato Fare un carico immediato significa posizionare la corona dentale sull’impianto subito dopo averlo inserito nell’osso. In pratica, la radice artificiale riceverà fin da subito dei carichi masticatori non funzionali: nonostante ciò, riuscirà a integrarsi comunque. Questo può sembrare un controsenso, visto che la condizione essenziale è che l’impianto rimanga immobile per integrarsi nell’osso. In realtà, il carico immediato prevede che il dente provvisorio montato sull’impianto non vada in occlusione al 100% ogni volta che il paziente chiude la bocca. Di solito, infatti, le corone sono più piccole del normale e realizzate con materiali morbidi, per evitare qualsiasi trauma. Inoltre – se ci sono più impianti – spesso le corone vengono unite tra loro, per favorire la stabilizzazione delle radici artificiali. Quindi, la protesi dentale viene micro-sollecitata con piccoli movimenti, che non interferiscono con il processo di osteointegrazione. Questo approccio ha 2 vantaggi: il paziente può sfoggiare il suo sorriso fin da subito: non deve stare per 3-6 mesi senza un dente come accade con il carico differito. permette alle gengive di guarire con la forma giusta: se togli un dente e ne metti subito uno nuovo, i tessuti molli si adattano a quest’ultimo, senza rischiare di appiattirsi. L’unico svantaggio è che il paziente deve stare molto attento a non caricare l’impianto dentale con forze troppo elevate. Ad esempio, bisognerebbe evitare di masticare cibi duri per alcuni mesi, per favorire l’integrazione dell’impianto. In ogni caso, prima di iniziare questo approccio, fornisco sempre ai miei pazienti una guida per spiegare loro quale regime alimentare dovrebbero seguire dopo l’intervento. Qual è l’approccio è il migliore? In MP DENTAL STUDIO utilizziamo tutti e 3 i sistemi che abbiamo visto in questo articolo, a seconda delle diverse situazioni che ci troviamo ad affrontare. La scelta tra l’uno e l’altro approccio dipende dalla stabilità primaria che riusciamo a garantire all’impianto dentale, condizionata spesso dalle condizioni di salute generale del paziente. Il nostro protocollo ci fa scegliere il carico: differito: se la stabilità primaria dell’impianto è minima. Spesso preferiamo quello bifasico, in modo da lasciare l’impianto protetto finché non si è correttamente integrato. progressivo: se la stabilità è discreta, ma non ottimale; immediato: se riusciamo a mettere un impianto con un’ottima stabilità primaria; In ogni caso, nel nostro studio eseguiamo un check-up implantare, con il quale possiamo valutare con ottima precisione (80%) con quale tipo di osso avremo a che fare. Di conseguenza, a priori possiamo dare al paziente un’indicazione di massima sulla tipologia di carico che vorremmo eseguire.